mercoledì 25 giugno 2008

Pignoletto dell'Emilia


Nella Roma delle origini, il vino rappresentava un lusso. Berlo era considerato un privilegio dei capi famiglia e dei maschi adulti, sottoposto a concessione per le mogli e vietato alle donne nubili.

L’Emilia e la Romagna sono le madri di due fra i più nobili "vini": il Lambrusco ed il Sangiovese.

Oggi però voglio presentarvi il Pignoletto.


Il Pignoletto è il nome del vitigno autoctono da cui si ottiene questo vino unico, delizioso ed esclusivo: è giustamente considerato il "Re dei Colli Bolognesi".

Plinio il Vecchio nella sua "Naturalis Historia", scritta nel I secolo d.C., scrive di un vino chiamato "Pino Lieto" che "non è abbastanza dolce per essere buono", e quindi non apprezzato, poiché è noto che gli antichi romani amavano il vino dolcissimo.
Già nell'antichità il Pignoletto era già conosciuto.

Ha un bel colore giallo paglierino scarico con riflessi verdolini e profumo delicato, fruttato, intenso dei fiori di biancospino, dal sapore secco, armonico, asciutto ed abbastanza persistente; inoltre è fresco di acidità. Viene prodotto in varie "vesti": fermo, con caratteristiche e tipicità inalterate; frizzante a fermentazione naturale; superiore con gradazione alcolica naturale delle uve del 12% vol. produzione delle medesime, con vinificazione ed imbottigliamento nella zona tipica del comprensorio.

La bottiglia è del tipo "bordolese a spalla alta" con tappo raso di sughero, con l'indicazione in etichetta dell'annata di produzione delle uve.
In molti erroneamente, lo indicano come variazione locale del Pinot Bianco.
Le denominazioni riconosciute sono:
D.O.C. Colli bolognesi
D.O.C. Reno
D.O.C. Imola
D.O.C. Colli di Rimini, il vino prodotto ha il nome di Rébola d.o.c.
I.G.T. Pignoletto dell’Emilia.

Per maggiori informazioni rimando al sito del Consorzio Vini Colli Bolognesi.

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